Il primo trapianto fu eseguito in Cina nel 2006. Tuttavia,
come riportato dagli stessi chirurghi sulla prestigiosa rivista scientifica European Urology, il pene fu amputato
per un rigetto psicologico dopo circa 2 settimane, rendendo del tutto inutile
la complessa procedura.
L’idea del trapianto di pene, dopo il primo fallimentare
esperimento, è stata a lungo abbandonata, fino al suo preponderante ritorno nelle
recenti cronache con il secondo caso, eseguito in Sud Africa.
Qui, il paziente,
dopo aver perso il pene a causa di una circoncisione rituale mal eseguita, ha
ripreso una completa funzione urinaria e sessuale, come testimoniato dalla
recente notizia della gravidanza della sua compagna. Questo intervento non è
stato però privo di problematiche, poiché ci fu la necessità di eseguire altri
due interventi per complicanze trombotiche ed emorragiche.
Ancora più recentemente, la stampa ha riportato il successo
dell’equipe americana del Massachusetts General Hospital nel trapiantare il
pene a un soggetto amputato a causa di un tumore alcuni anni prima. Anche tale
procedura, come in Sud Africa, è stata caratterizzata da alcune complicanze
perioperatorie di tipo emorragico.
Sebbene il trapianto di pene sia oggi una realtà e risulti
tecnicamente eseguibile da equipe esperte in microchirurgia e chirurgia
genitale, le conoscenze scientifiche che abbiamo in tale ambito sono
estremamente superficiali. Non sappiamo, per esempio, quali siano gli effetti a
lungo termine della terapia immunosoppressiva sui tessuti erettili penieni, né
siamo a conoscenza di quali siano i risultati funzionali, sia urinari che
sessuali a lungo termine. Tutto ciò rende tale procedura al momento non sicura.
Esistono, invece, tecniche ricostruttive che utilizzano
trasferimenti di tessuti del paziente da altre sedi (braccio, coscia o addome),
vastamente supportati da svariati report scientifici che dimostrano la loro
sicurezza e affidabilità anche a lungo termine. Pertanto, allo stato attuale
delle cose, al di là di isolati reports con scarso valore scientifico, il
trapianto di pene rimane in secondo piano, in attesa di studi scientifici di
alto profilo che ne dimostrino l’efficacia e la sicurezza.
Infine, vi sono problemi di tipo etico che dovranno
assolutamente essere affrontati prima di rendere il trapianto di pene una
realtà percorribile quotidianamente a livello mondiale. Per esempio, il counseling dei donatori e
delle loro famiglie risulta uno step di fondamentale importanza, soprattutto in
quei Paesi, fra cui l’Italia, in cui il pene oltre alla funzione fisiologica,
ha un importante significato culturale. Inoltre, per ciò che riguarda il
ricevente, il problema aperto risulta la necessità di una terapia
immunosoppressiva a vita per un organo di per sé non necessario alla
sopravvivenza.
In conclusione, il trapianto è oggi una nuova e innovativa
possibilità ricostruttiva per pazienti sottoposti ad amputazioni traumatiche o
oncologiche del pene ma, nel pieno interesse dei pazienti, prima di essere
confermata una tecnica efficace e sicura, è necessario il supporto di studi
scientifici ben strutturati.
Fonte: Albersen M. Getting Ready for Penile Transplantation. Eur Urol. 2016 Oct 22.pii: S0302-2838(16)30728-X. doi: 10.1016/j.eururo.2016.10.025. [Epub ahead of print] PubMed PMID: 27780645
Immagini tratte da:
https://clinicalconnection.hopkinsmedicine.org/news/exploring-the-vanguard-of-transplantation-hand-face-and-urogenital
http://www.dailytech.com/After+Failure+in+2006+Scientists+Score+First+Successful+Penis+Transplant/article37251.htm
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