mercoledì 1 febbraio 2017

PRIAPISMO: QUANDO L'EREZIONE NON È UN PIACERE

Il priapismo è un raro disturbo caratterizzato dalla persistenza di un’erezione della durata di quattro ore e più e, soprattutto, in assenza di alcuno stimolo sessuale.

La sua denominazione deriva dal dio della mitologia greca e romana Priapo, simbolo di fertilità e potenza sessuale maschile.



Il priapismo, nelle sue manifestazioni, può presentarsi come:

-       Basso flusso o ischemico
-       Intermittente o stuttering
-       Alto flusso o non ischemico


BASSO FLUSSO O ISCHEMICO
Il priapismo a basso flusso rappresenta più del 95% di tutti gli episodi di priapismo.
È definito come una sindrome compartimentale localizzata a livello delle due strutture tubulari erettili del pene, più conosciuti come “corpi cavernosi”. Il priapismo a basso flusso, nella maggior parte dei casi, è di tipo “idiopatico”, ossia senza alcuna chiara causa sottostante.
Tuttavia, può essere associato a malattie ematologiche, all’assunzione di droghe o alcool, a patologie tumorali o neurologiche e, infine, all’utilizzo non corretto di farmaci utilizzati nella gestione del deficit erettile (orali o più frequentemente iniettivi). Bisogna però chiarire che i farmaci utilizzati oggi, sia di tipo orale, topico o iniettivo, godono di un altissimo profilo di sicurezza, soprattutto quando sono gestiti da uno specialista uro-andrologo.

Il priapismo a basso flusso è supportato da un’alterazione patologica dei normali meccanismi microvascolari che inducono la fisiologica detumescenza del pene dopo un evento erettile.
Tutto ciò comporta un’erezione persistente, con la mancanza di ricircolo sanguigno, che induce un progressivo danno ischemico ai tessuti cavernosi, per mancanza di un’adeguata ossigenazione. Tale danno può essere reversibile nelle prime ore dall’insorgenza dell’evento patologico, ma risulta del tutto irreversibile a distanza di 48-72 ore.
La fisiopatologia del priapismo sottolinea, pertanto, l’importanza di una diagnosi precoce, al fine di scongiurare danni irreversibili che potrebbero compromettere la potenza sessuale del paziente.
I segni caratteristici di un episodio di priapismo a basso flusso sono dunque, come riportato all’inizio del nostro articolo, un’erezione persistente della dura di oltre quattro ore, in assenza di alcuno stimolo sessuale e, nella maggior parte dei casi, molto dolorosa.

A questo punto, la domanda che ci si potrebbe porre è: cosa bisogna fare nel caso di un sospetto  episodio di priapismo? Certamente, l’unica cosa da fare è recarsi immediatamente al pronto soccorso più vicino per eseguire una visita urologica specialistica e, nel caso di una conferma diagnostica, ricevere le cure più opportune in modo tempestivo.

La gestione di un caso di priapismo deve essere eseguita unicamente da uno specialista uro-andrologo, il quale effettuerà l’aspirazione del sangue bloccato all’interno dei corpi cavernosi, il lavaggio con acqua e bicarbonato o l’iniezione di farmaci vasocostrittori (in particolare la fenilefrina). Nei casi refrattari, si dovrà provvedere a un trattamento conservativo, solitamente della durata compresa tra le 48 e 72 ore: in tal caso, la gestione del priapismo diventa di tipo chirurgico.
La scomparsa della tumefazione, o detumescenza, può essere raggiunta con l’esecuzione di uno shunt, ossia la creazione di un tragitto artificale intra-penieno, che faciliti il deflusso del sangue stagnante nei corpi cavernosi verso strutture anatomiche circostanti (nella maggior parte dei casi verso il glande). Lo shunt, talvolta, può non essere efficace, soprattutto se il priapismo è durato più di 48-72 ore. Inoltre, esiste un concreto rischio, in seguito alla manovra di shunt, che si sviluppi una grave disfunzione erettile. In questi casi, la soluzione definitiva risulta essere l’impianto di una protesi peniena: l’inserimento, all’interno del pene, di un device meccanico che garantisca al paziente un’erezione sufficiente alla penetrazione. L’impianto protesico deve essere eseguito in tempi brevi, in modo da preservare quei tessuti cavernosi elastici e facilmente manipolabili. Effettivamente, l’impianto protesico differito (parliamo di oltre un mese) in un paziente con pregresso episodio di priapismo, può diventare estremamente complicato, rendendo necessario, in casi estremi, la completa ricostruzione dei corpi cavernosi, poiché completamente obliterati da un processo di estesa fibrosi.



PRIAPISMO INTERMITTENTE O STUTTERING

Il priapismo intermittente o stuttering è caratterizzato da uno schema ricorrente, ossia da erezioni prolungate, di solito meno di tre ore, più frequentemente notturne, che diventano progressivamente più dolorose, a seconda della durata dell’episodio.
Tali erezioni possono portare a episodi acuti di priapismo a basso flusso, anche in maniera ricorrente, con il rischio di causare un progressivo deterioramento della funzione erettile e, ovviamente, un forte disagio psico-sessuologico.
Il priapismo intermittente si manifesta più frequentemente nei pazienti affetti da un disturbo ematologico detto “anemia falciforme”.

La gestione cronica di questo disturbo avviene attraverso l’impiego di diverse classi di farmaci (ad azione ormonale o ad azione vascolare), con il principale obiettivo di ridurre il numero di episodi, soprattutto di tipo acuto a basso flusso. Nei casi refrattari a qualsiasi terapia, può essere indicato l’inserimento di una protesi peniena.





PRIAPISMO AD ALTO FLUSSO

Il priapismo ad alto flusso, al contrario dei precedenti, è conseguente a un traumatismo che coinvolge le arterie dei corpi cavernosi, le quali inducono la creazione di una “fistola”, ovvero di una comunicazione patologica fra l’arteria e il corpo cavernoso. Questo evento induce pertanto un’erezione prolungata sostenuta da sangue arterioso, e quindi ben ossigenato.
Tali caratteristiche rendono questa forma di priapismo non pericoloso per la salute dei tessuti erettili, risolvendosi in una gestione di tipo differibile. Il trattamento, nei casi in cui l’episodio non abbia come esito una remissione spontanea, consiste in un’embolizzazione selettiva della fistola eseguita dai radiologi interventisti con approccio mini-invasivo.

In conclusione, il priapismo, sebbene sia una patologia rara, se non opportunamente diagnosticato e trattato, può compromettere in maniera anche definitiva la funzione erettile dei pazienti.

La gestione sia acuta che cronica, deve essere affidata necessariamente a uro-andrologi, possibilmente in centri di riferimento, in modo da garantire un servizio di qualità basato sulle più recenti scoperte scientifiche.

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