Il priapismo è un raro disturbo caratterizzato dalla
persistenza di un’erezione della durata di quattro ore e più e, soprattutto, in
assenza di alcuno stimolo sessuale.
La sua denominazione deriva dal dio della mitologia greca e
romana Priapo, simbolo di fertilità e potenza sessuale maschile.
Il priapismo, nelle sue manifestazioni, può presentarsi come:
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Basso flusso o ischemico
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Intermittente o stuttering
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Alto flusso o non ischemico
BASSO FLUSSO O ISCHEMICO
Il priapismo a basso flusso rappresenta più del 95% di tutti
gli episodi di priapismo.
È definito come una sindrome compartimentale localizzata a
livello delle due strutture tubulari erettili del pene, più conosciuti come “corpi
cavernosi”. Il priapismo a basso flusso, nella maggior parte dei casi, è di
tipo “idiopatico”, ossia senza alcuna chiara causa sottostante.
Tuttavia, può essere associato a malattie ematologiche,
all’assunzione di droghe o alcool, a patologie tumorali o neurologiche e,
infine, all’utilizzo non corretto di farmaci utilizzati nella gestione del
deficit erettile (orali o più frequentemente iniettivi). Bisogna però chiarire che
i farmaci utilizzati oggi, sia di tipo orale, topico o iniettivo, godono di un
altissimo profilo di sicurezza, soprattutto quando sono gestiti da uno specialista
uro-andrologo.
Il priapismo a basso flusso è supportato da un’alterazione
patologica dei normali meccanismi microvascolari che inducono la fisiologica
detumescenza del pene dopo un evento erettile.
Tutto ciò comporta un’erezione persistente, con la mancanza
di ricircolo sanguigno, che induce un progressivo danno ischemico ai tessuti
cavernosi, per mancanza di un’adeguata ossigenazione. Tale danno può essere
reversibile nelle prime ore dall’insorgenza dell’evento patologico, ma risulta
del tutto irreversibile a distanza di 48-72 ore.
La fisiopatologia del priapismo sottolinea, pertanto,
l’importanza di una diagnosi precoce, al fine di scongiurare danni
irreversibili che potrebbero compromettere la potenza sessuale del paziente.
I segni caratteristici di un episodio di priapismo a basso
flusso sono dunque, come riportato all’inizio del nostro articolo, un’erezione
persistente della dura di oltre quattro ore, in assenza di alcuno stimolo
sessuale e, nella maggior parte dei casi, molto dolorosa.
A questo punto, la domanda che ci si potrebbe porre è: cosa
bisogna fare nel caso di un sospetto
episodio di priapismo? Certamente, l’unica cosa da fare è recarsi immediatamente
al pronto soccorso più vicino per eseguire una visita urologica specialistica
e, nel caso di una conferma diagnostica, ricevere le cure più opportune in modo
tempestivo.
La gestione di un caso di priapismo deve essere eseguita
unicamente da uno specialista uro-andrologo, il quale effettuerà l’aspirazione
del sangue bloccato all’interno dei corpi cavernosi, il lavaggio con acqua e
bicarbonato o l’iniezione di farmaci vasocostrittori (in particolare la
fenilefrina). Nei casi refrattari, si dovrà provvedere a un trattamento
conservativo, solitamente della durata compresa tra le 48 e 72 ore: in tal
caso, la gestione del priapismo diventa di tipo chirurgico.
La scomparsa della tumefazione, o detumescenza, può essere
raggiunta con l’esecuzione di uno shunt,
ossia la creazione di un tragitto artificale intra-penieno, che faciliti il
deflusso del sangue stagnante nei corpi cavernosi verso strutture anatomiche
circostanti (nella maggior parte dei casi verso il glande). Lo shunt, talvolta, può non essere efficace,
soprattutto se il priapismo è durato più di 48-72 ore. Inoltre, esiste un
concreto rischio, in seguito alla manovra di shunt, che si sviluppi una grave disfunzione erettile. In questi
casi, la soluzione definitiva risulta essere l’impianto di una protesi peniena:
l’inserimento, all’interno del pene, di un device meccanico che garantisca al
paziente un’erezione sufficiente alla penetrazione. L’impianto protesico deve
essere eseguito in tempi brevi, in modo da preservare quei tessuti cavernosi
elastici e facilmente manipolabili. Effettivamente, l’impianto protesico
differito (parliamo di oltre un mese) in un paziente con pregresso episodio di
priapismo, può diventare estremamente complicato, rendendo necessario, in casi
estremi, la completa ricostruzione dei corpi cavernosi, poiché completamente
obliterati da un processo di estesa fibrosi.
PRIAPISMO INTERMITTENTE O STUTTERING
Il priapismo intermittente o stuttering è caratterizzato da uno schema ricorrente, ossia da
erezioni prolungate, di solito meno di tre ore, più frequentemente notturne,
che diventano progressivamente più dolorose, a seconda della durata
dell’episodio.
Tali erezioni possono portare a episodi acuti di priapismo a
basso flusso, anche in maniera ricorrente, con il rischio di causare un
progressivo deterioramento della funzione erettile e, ovviamente, un forte
disagio psico-sessuologico.
Il priapismo intermittente si manifesta più frequentemente
nei pazienti affetti da un disturbo ematologico detto “anemia falciforme”.
La gestione cronica di questo disturbo avviene attraverso
l’impiego di diverse classi di farmaci (ad azione ormonale o ad azione
vascolare), con il principale obiettivo di ridurre il numero di episodi,
soprattutto di tipo acuto a basso flusso. Nei casi refrattari a qualsiasi
terapia, può essere indicato l’inserimento di una protesi peniena.
PRIAPISMO AD ALTO FLUSSO
Il priapismo ad alto flusso, al contrario dei precedenti, è
conseguente a un traumatismo che coinvolge le arterie dei corpi cavernosi, le
quali inducono la creazione di una “fistola”, ovvero di una comunicazione
patologica fra l’arteria e il corpo cavernoso. Questo evento induce pertanto
un’erezione prolungata sostenuta da sangue arterioso, e quindi ben ossigenato.
Tali caratteristiche rendono questa forma di priapismo non
pericoloso per la salute dei tessuti erettili, risolvendosi in una gestione di
tipo differibile. Il trattamento, nei casi in cui l’episodio non abbia come
esito una remissione spontanea, consiste in un’embolizzazione selettiva della
fistola eseguita dai radiologi interventisti con approccio mini-invasivo.
In conclusione, il priapismo, sebbene sia una patologia
rara, se non opportunamente diagnosticato e trattato, può compromettere in
maniera anche definitiva la funzione erettile dei pazienti.
La gestione sia acuta che cronica, deve essere affidata
necessariamente a uro-andrologi, possibilmente in centri di riferimento, in
modo da garantire un servizio di qualità basato sulle più recenti scoperte
scientifiche.