mercoledì 6 marzo 2019

ATTIVITÀ FISICA E IMPOTENZA




È ormai noto che l’attività fisica regolare sia fondamentale per tenere sotto controllo i principali fattori di rischio connessi allo sviluppo di malattie cardiovascolari, endocrino-metaboliche, nefrologiche, ma anche urologiche e andrologiche.
Anche in caso di deficit erettile (termine tecnico per descrivere la cosiddetta “impotenza”), l’attività fisica non solo non è controindicata, ma, anzi, è vivamente consigliata, e numerosi sono gli studi scientifici che permettono di arrivare a questa conclusione.



L’attività fisica diminuisce il rischio di deficit erettile: infatti, chi non fa attività fisica ha un rischio doppio di sviluppare questa condizione rispetto a chi pratica attività fisica a livelli medio-alti. Analogamente, uno stile di vita sedentario è fortemente associato alla probabilità di insorgenza di disfunzione erettile, con un rischio 3 volte maggiore per gli uomini che dichiarano di passare 5 ore al giorno davanti alla TV o al computer, rispetto a coloro che spendevano meno di 1 ora al giorno nelle stesse attività. 



Il più “corposo” studio internazionale sulla disfunzione erettile, il Massachussets Male Aging Study, che ha reclutato migliaia di uomini di età compresa tra i 40 e i 70 anni, ha confermato l’associazione tra obesità e deficit erettile anche negli individui che, pur perdendo peso, non praticano parallelamente attività fisica; si è dimostrato così che l’attività fisica sia associata a una riduzione del rischio di impotenza anche negli uomini che hanno modificato il proprio stile di vita nella “mezza età”. In questo caso è stata evidenziata una riduzione del rischio del 70% rispetto a coloro mantengono abitudini sedentarie.



I miglioramenti sui punteggi dei questionari per il deficit erettile migliorano già nel giro di 3 mesi, quando uomini di mezza età con impotenza di origine vascolare iniziano un programma di attività fisica regolare che preveda almeno 2 ore e mezza di esercizio aerobico alla settimana. In realtà, già con l’equivalente metabolico di un’ora e mezza alla settimana di esercizio aerobico (quale, per esempio, correre), il rischio di disfunzione erettile si riduce del 20% rispetto ai sedentari; se poi si ha voglia e tempo di aumentare l’attività fisica (per esempio, correre 3 ore alla settimana o giocare a tennis 5 ore alla settimana), il rischio si riduce del 30%.


E rispetto a quale e quanta attività eseguire? 
Secondo l’organizzazione Mondiale della Sanità al fine di migliorare la funzionalità muscolare e cardiorespiratoria, preservare la salute delle ossa e ridurre il rischio di malattie croniche (cardiovascolari, respiratorie, diabete, cancro), ma anche depressione e deterioramento cognitivo, ogni adulto dovrebbe svolgere ogni settimana almeno 150 minuti (due ore e mezza) di attività aerobica moderata-intensa (camminata veloce) o 75 minuti di attività aerobica vigorosa (jogging). Ogni sessione dovrebbe durare almeno 10 minuti e bisognerebbe associare una attività di potenziamento muscolare almeno 2 volte alla settimana. 


Un recente studio di revisione della letteratura scientifica sui benefici dell’attività fisica ha proposto uno schema di esercizio caratterizzato da sessioni da 40 minuti di esercizio aerobico moderato per 4 volte alla settimana per almeno 6 mesi. 
Così si riducono i problemi di erezione causati da inattività, obesità, ipertensione, sindrome metabolica, malattie cardiovascolari.


Per monitorare i cambiamenti della qualità delle erezioni grazie all’esercizio fisico, possiamo avvalerci di strumenti semplici, come il questionario IIEF 5 che riportiamo qui sotto:

Questionario IIEF 5 (International Index of Erectile Function-5) 
Autovalutazione della propria funzione erettiva da compilare e consegnare al proprio medico in occasione della visita specialistica 
A) Negli ultimi sei mesi come è stata la sua capacità di raggiungere e mantenere l'erezione? 
0- praticamente inesistente 1- molto bassa
2- bassa
3- moderata 
4- alta
5- molto alta 
B) Negli ultimi sei mesi dopo la stimolazione sessuale quanto spesso hai raggiunto un'erezione sufficiente alla penetrazione?
0- non ho avuto alcuna attività sessuale
1- quasi mai o mai 
2- poche volte (molto meno della metà delle volte)
3- qualche volta (circa la metà delle volte)
4- la maggior parte delle volte (più della metà delle volte) 
5- quasi sempre o sempre 
C) Negli ultimi sei mesi durante il rapporto sessuale quanto spesso è riuscito a mantenere l'erezione dopo la penetrazione? 
0- non ho tentato di avere rapporti sessuali
1- quasi mai o mai
2- poche volte (molto meno della metà delle volte)
3- qualche volta (circa la metà delle volte
4- la maggior parte delle volte (più della metà delle volte) 
5- quasi sempre o sempre 
D) Negli ultimi sei mesi durante il rapporto sessuale quanto è stato difficile mantenere l'erezione fino alla fine del rapporto? 
0- non ho tentato di avere rapporti sessuali 
1- estremamente difficile
2- molto difficile
3- difficile 
4- abbastanza difficile 
5- facile 
E) Negli ultimi sei mesi quando ha avuto un rapporto sessuale quanto spesso ha provato piacere? 
0- non ho tentato di avere rapporti sessuali
1- quasi mai o mai
2- poche volte (molto meno della metà delle volte)
3- qualche volta (circa la metà delle volte)
4- la maggior parte delle volte (più della metà delle volte) 
5- quasi sempre o sempre 

Sommando i punteggi ottenuti (indicati a fianco della risposta scelta), si ottiene il risultato finale. 
Da 22 a 25 l'attività sessuale è da considerarsi normale.
Da 17 a 21 siamo in presenza di disfunzione erettiva lieve.
Da 12 a 16 si manifesta una disfunzione erettile lieve-moderata. 
Da 8 a 11 si tratta di una disfunzione erettile moderata.
Da 5 a 7 siamo in presenza di una grave disfunzione erettile. 


venerdì 22 febbraio 2019

ATTIVITÀ FISICA E INGROSSAMENTO PROSTATICO



È ormai noto che l’attività fisica regolare è fondamentale per tenere sotto controllo i principali fattori di rischio connessi allo sviluppo di malattie cardiovascolari, endocrino-metaboliche, nefrologiche, ma anche urologiche.
Anche in caso di patologie prostatiche l’attività fisica, se praticata con le dovute cautele, non è affatto controindicata, anzi è vivamente consigliata. 
Vi sono infatti evidenze scientifiche che indicano come un adeguato programma di esercizio fisico, associato a una corretta alimentazione ed eventualmente al trattamento farmacologico,  abbia effetti positivi sullo stato di salute del paziente.


Le difficoltà a intraprendere un adeguato programma sportivo per i pazienti che soffrono di patologie a carico dell’apparato urinario sono numerose; in particolare, i pazienti affetti da ipertrofia prostatica sono restii a iniziare un programma di allenamento, perché pensano che alcuni sport possano peggiorare la patologia.
L’urologo-andrologo potrà dunque essere di grande aiuto per incentivare la pratica dello sport nel proprio assistito, fornendogli suggerimenti e consigli adatti; è fondamentale però  impostare un piano di allenamento che eviti sforzi eccessivi, consenta precauzioni adeguate e gradualità nell’intensità e non presenti il rischio di sottoporre il paziente a pericolosi traumi. 



Nella valutazione dell’attività sportiva per l’uomo con ingrossamento prostatico occorre chiarire se l’allenamento in generale e alcuni sport in particolare possono rappresentare un fattore favorente o aggravante questa situazione. Poiché l’attività fisica tende a ridurre il cosiddetto “tono simpatico” e a favorire uno stato di distensione muscolare, è stato ipotizzato che essa abbia addirittura un effetto benefico sull’IPB.  Per esempio, camminare a passo spedito rappresenta un beneficio in particolare per gli uomini anziani. Secondo alcuni studi scientifici, camminare anche solo 3 ore alla settimana riduce il rischio di IPB del 10%, mentre l’inattività (valutata come numero di ore trascorse davanti alla TV), aumenta il rischio di IPB sintomatica.  Il meccanismo con cui questi benefici si esprimono non è del tutto chiarito, così come non è sicuro, al contrario, se lo sfregamento meccanico causato da un’attività fisica molto intensa, come ad esempio il ciclismo possa essere causa di IPB. 




Interessanti i dati di uno studio dell’“International Journal of Sport Medicine” che ha indagato l’influenza dell’esercizio fisico strenuo, in particolare, il ciclismo, sulla concentrazione del PSA. Sono stati analizzati dati sull’attività di ciclisti professionisti, atleti che praticavano sci di fondo e soggetti sedentari: i livelli di PSA non hanno mostrato differenze significativa fra i tre gruppi. Gli Autori hanno pertanto concluso che né l’attività fisica, né sollecitazioni meccaniche ripetute e prolungate in regione prostatica hanno un’influenza sui valori del PSA.
Quindi, da diversi studi e dall’esperienza clinica si deduce che l’attività fisica non induce IPB e che, anzi, l’attività fisica di intensità moderata ne riduce il rischio. 


Può essere utile il monitoraggio dei sintomi con strumenti semplici, come il questionario IPSS che vi forniamo, qui di seguito, qualora vogliate semplicemente “verificare”… ma che non dovrete inviarci: quello ufficiale ve lo forniremo noi prima di una Vostra eventuale visita presso le nostre strutture!